I ricercatori riferiscono che Titano non nasconde un unico vasto oceano sotterraneo ma contiene strati profondi di ghiaccio e fanghiglia con tasche isolate di acqua liquida, a seguito della rianalisi dei dati di Cassini che erano stati interpretati come prova di un mare globale.Il team guidato da
Flavio Petricca al
JPL ha misurato un ritardo di circa 15 ore nella risposta mareale di
Titano e modelli e esperimenti indicano una crosta esterna di circa 100 miglia sopra strati fangosi e pozze che in alcuni casi potrebbero avvicinarsi a 21 gradi Celsius; il risultato, che
Luciano Iess definisce intrigante ma non definitivo, rafforza l’interesse per la missione
Dragonfly della
NASA prevista per arrivare a
Titano nel 2034.